Ecco l'intervista che ha preceduto il convegno organizzato da AIDP Basilicata (Associazione Italiana per la Direzione del Personale)
Un luogo d'ispirazione per chi ama il Coaching e la Crescita Personale
giovedì 28 febbraio 2013
mercoledì 27 febbraio 2013
La grande opportunità....
Cosa accadrebbe se vedessimo questo scenario parlamentare di apparente ingovernabilità come la più grande opportunità che potesse capitarci?
Io ci vedo una grande opportunità: la possibilità di andare oltre.
Così come nelle aziende, è il momento di andare oltre i ruoli che ci hanno dato o che abbiamo scelto.
È il momento di guardare gli scopi. È il momento, e forse è già passato, di guardare a chi abbiamo promesso di servire, attraverso ciò che facciamo.
È il momento di comprendere che solo guardando al di la del colore della pelle o della bandiera troveremo il nostro "senso".
Se ci guardassero da un altro pianeta appariremmo ridicoli in queste piccole beghe. Abitiamo la stessa casa, siamo la stessa famiglia, siamo la stessa umanità.
È il momento di comprendere. Questa è l'opportunità che ci viene offerta in questo momento.
Se sapremo coglierlo mostreremo chi siamo o chi scegliamo di diventare.
Io ci vedo una grande opportunità: la possibilità di andare oltre.
Così come nelle aziende, è il momento di andare oltre i ruoli che ci hanno dato o che abbiamo scelto.
È il momento di guardare gli scopi. È il momento, e forse è già passato, di guardare a chi abbiamo promesso di servire, attraverso ciò che facciamo.
È il momento di comprendere che solo guardando al di la del colore della pelle o della bandiera troveremo il nostro "senso".
Se ci guardassero da un altro pianeta appariremmo ridicoli in queste piccole beghe. Abitiamo la stessa casa, siamo la stessa famiglia, siamo la stessa umanità.
È il momento di comprendere. Questa è l'opportunità che ci viene offerta in questo momento.
Se sapremo coglierlo mostreremo chi siamo o chi scegliamo di diventare.
ecco cosa disse Nelson Mandela al suo insediamento
mercoledì 20 febbraio 2013
Guardare la foresta anzichè l'albero...
Tenetelo bene a mente: non governa il più saggio, il più capace, il più onesto...
Governa semplicemente la rappresentanza della popolazione italiana.
Per cui non vi dispiacete, qualsiasi sia il risultato di queste consultazioni.
Provo a drammatizzare allo scopo di spiegarmi meglio.
L'11 settembre 2001 di fronte alle immagini delle Torri Gemelle, guardavo in tv le reazioni di una parte del mondo che piangeva ed un'altra che festeggiava. Sembrava paradossale, ma mi chiesi come avrei reagito se per puro caso fossi nato in una tribù talebana.
Ho vissuto lo stesso dilemma tanti anni prima, scoprendo che i pellerossa non erano i cattivi... Ma in fondo neanche i bianchi. Ho letto diversi libri su quel periodo ed ho capito tante cose in più rispetto a ciò che posso osservare attraverso la lente della cultura che prevale in quel momento storico.
Il concetto di giusto e sbagliato non è assoluto, ma dipende dalle influenze culturali, religiose, familiari, educative, valoriali, esperienziali, ecc. che hai ricevuto da altri. Anche quando per qualche motivo sei fuori dal coro rispetto alla parte del mondo in cui vivi.
A parte la necessaria premessa, per soli 10 min. ti chiedo di sospendere il giudizio (a prescindere dalla cultura che ti ha influenzato nell'averlo.
Prova ad ipotizzare per soli 10 min. che GIUSTO e SBAGLIATO siano un'illusione. Prova ad immaginare che possano esistere solo SCELTE e CONSEGUENZE. Scelte e conseguenze.
Primo effetto: eviti la conflittualità dovuta al contenzioso verso la ricerca del giusto e sbagliato.
Che generalmente si costruisce cercando improbabili accordi circa i criteri attraverso i quali osservare ed interpretare l'oggetto del "giudizio".
Secondo effetto: stimoli l'assunzione di responsabilità.
Ogni scelta produce una conseguenza; ciò che conta è renderla evidente. Soprattutto quando non è a breve termine. In questo modo ognuno può, se lo vuole, assumersi le responsabilità degli esiti; per ognuno intendo anche una nazione (ad es. rispetto ai governi) o l'intera umanità (ad es. rispetto all'utilizzo delle risorse del pianeta).
Da questa prospettiva "scelta-conseguenze" (che spesso condivido con imprenditori, manager, genitori, educatori, ecc.) è possibile anche alleviare la personale "sofferenza" che deriva dall'entrare in contatto con "l'incomprensibile ottusità" del prossimo...
Il sentimento può alleggerirsi, grazie a ciò che più semplicemente possiamo osservare come "inconsapevolezza circa le conseguenze".
Risulta più semplice anche agire: basta provare a far emergere gli effetti di alcune scelte. (senza aspettarsi che l'interlocutore cambi per forza la sua posizione per la nostra)
Ognuno ha il diritto di scegliere la propria strada, che lo porterà (consapevolmente o meno) alle conseguenze ad essa collegate, funzionali o no per la sua esistenza.
Nel caso in cui quelle scelte impattino sugli altri, questi altri sceglieranno come regolarsi nei suoi confronti (e queste diventeranno le conseguenze del suo atto, sia che risultino piacevoli che dolorose)
Con questa breve storiella provo a concludere: uno dei passeggeri di una nave inizia a fare un buco sul pavimento della propria cabina. Un altro passeggero se ne accorge e gli chiede: "Cosa stai facendo?" E lui risponde: "Non ti riguarda, questa è la mia cabina!"
Probabilmente questo rappresenta in metafora lo scenario della nostra vita attuale.
Quindi, in estrema sintesi, credo che ognuno di noi possa scegliere di interpretare il ruolo di "poliziotto, per inseguire e punire tutti i perforatori di nave da cui siamo circondati, o essere un "risvegliatore", per aiutare più persone possibile a diventare adulti, quindi persone che sappiano scegliere con maturità e responsabilità in quale mondo vivere.
L'argomento è davvero troppo vasto per essere sintetizzato qui. Io ci sbatto la testa da anni e riesco a vedere solo la punta dell'iceberg. Spero tuttavia di aver condiviso una manciata di ghiaccio sulla punta della punta dell'iceberg.
Governa semplicemente la rappresentanza della popolazione italiana.
Per cui non vi dispiacete, qualsiasi sia il risultato di queste consultazioni.
Provo a drammatizzare allo scopo di spiegarmi meglio.
L'11 settembre 2001 di fronte alle immagini delle Torri Gemelle, guardavo in tv le reazioni di una parte del mondo che piangeva ed un'altra che festeggiava. Sembrava paradossale, ma mi chiesi come avrei reagito se per puro caso fossi nato in una tribù talebana.
Ho vissuto lo stesso dilemma tanti anni prima, scoprendo che i pellerossa non erano i cattivi... Ma in fondo neanche i bianchi. Ho letto diversi libri su quel periodo ed ho capito tante cose in più rispetto a ciò che posso osservare attraverso la lente della cultura che prevale in quel momento storico.
Il concetto di giusto e sbagliato non è assoluto, ma dipende dalle influenze culturali, religiose, familiari, educative, valoriali, esperienziali, ecc. che hai ricevuto da altri. Anche quando per qualche motivo sei fuori dal coro rispetto alla parte del mondo in cui vivi.
A parte la necessaria premessa, per soli 10 min. ti chiedo di sospendere il giudizio (a prescindere dalla cultura che ti ha influenzato nell'averlo.
Prova ad ipotizzare per soli 10 min. che GIUSTO e SBAGLIATO siano un'illusione. Prova ad immaginare che possano esistere solo SCELTE e CONSEGUENZE. Scelte e conseguenze.
Primo effetto: eviti la conflittualità dovuta al contenzioso verso la ricerca del giusto e sbagliato.
Che generalmente si costruisce cercando improbabili accordi circa i criteri attraverso i quali osservare ed interpretare l'oggetto del "giudizio".
Secondo effetto: stimoli l'assunzione di responsabilità.
Ogni scelta produce una conseguenza; ciò che conta è renderla evidente. Soprattutto quando non è a breve termine. In questo modo ognuno può, se lo vuole, assumersi le responsabilità degli esiti; per ognuno intendo anche una nazione (ad es. rispetto ai governi) o l'intera umanità (ad es. rispetto all'utilizzo delle risorse del pianeta).
Da questa prospettiva "scelta-conseguenze" (che spesso condivido con imprenditori, manager, genitori, educatori, ecc.) è possibile anche alleviare la personale "sofferenza" che deriva dall'entrare in contatto con "l'incomprensibile ottusità" del prossimo...
Il sentimento può alleggerirsi, grazie a ciò che più semplicemente possiamo osservare come "inconsapevolezza circa le conseguenze".
Risulta più semplice anche agire: basta provare a far emergere gli effetti di alcune scelte. (senza aspettarsi che l'interlocutore cambi per forza la sua posizione per la nostra)
Ognuno ha il diritto di scegliere la propria strada, che lo porterà (consapevolmente o meno) alle conseguenze ad essa collegate, funzionali o no per la sua esistenza.
Nel caso in cui quelle scelte impattino sugli altri, questi altri sceglieranno come regolarsi nei suoi confronti (e queste diventeranno le conseguenze del suo atto, sia che risultino piacevoli che dolorose)
Con questa breve storiella provo a concludere: uno dei passeggeri di una nave inizia a fare un buco sul pavimento della propria cabina. Un altro passeggero se ne accorge e gli chiede: "Cosa stai facendo?" E lui risponde: "Non ti riguarda, questa è la mia cabina!"
Probabilmente questo rappresenta in metafora lo scenario della nostra vita attuale.
Quindi, in estrema sintesi, credo che ognuno di noi possa scegliere di interpretare il ruolo di "poliziotto, per inseguire e punire tutti i perforatori di nave da cui siamo circondati, o essere un "risvegliatore", per aiutare più persone possibile a diventare adulti, quindi persone che sappiano scegliere con maturità e responsabilità in quale mondo vivere.
L'argomento è davvero troppo vasto per essere sintetizzato qui. Io ci sbatto la testa da anni e riesco a vedere solo la punta dell'iceberg. Spero tuttavia di aver condiviso una manciata di ghiaccio sulla punta della punta dell'iceberg.
venerdì 15 febbraio 2013
venerdì 1 febbraio 2013
Il coaching per diventare "unici e Uno"
Perché buona parte della formazione sulle soft skills fallisce?
Perché se diamo per buono il secondo assioma della comunicazione (esiste un messaggio di contenuto ed uno di relazione), ogni tecnica non può che concentrarsi che sul contenuto.
La relazione resta appiccicata addosso a te. Se tu pensi di essere più intelligente, più furbo, più capace, più qualcosa di un altro, non potrai che trasmetterglielo... È lì non c'è tecnica che tenga.
Una delle vie più efficaci è un percorso personale di coaching che ti permetta di comprendere a fondo l'inconsistenza del giudizio. L'altra persona sei tu in uno specchio.
Un percorso che ti permetta di cogliere l'illusione della separazione. Siamo tutti Una azienda, Una famiglia, Una comunità... Una umanità.
Un percorso che renda evidenti gli effetti collaterali dell'ego. Non siamo "l'immagine che ci creiamo" di noi stessi, da difendere a tutti i costi e in ogni circostanza.
Un percorso che ci permetta di vedere (forse per la prima volta) Chi siamo veramente. Chi possiamo essere, se ci sconnettiamo dall'ipnosi della cultura dominante. Se ci ricordiamo ciò che è già dentro di noi, ma che sin dall'infanzia ci hanno costretto a sotterrare sotto migliaia di maschere da indossare in ogni occasione.
Siamo "unici e Uno" allo stesso tempo. E anche se dobbiamo sudare per disseppellire questa verità che abbiamo dimenticato, un po' di fatica è nulla rispetto al tesoro che abbiamo a nostra disposizione.
Perché se diamo per buono il secondo assioma della comunicazione (esiste un messaggio di contenuto ed uno di relazione), ogni tecnica non può che concentrarsi che sul contenuto.
La relazione resta appiccicata addosso a te. Se tu pensi di essere più intelligente, più furbo, più capace, più qualcosa di un altro, non potrai che trasmetterglielo... È lì non c'è tecnica che tenga.
Una delle vie più efficaci è un percorso personale di coaching che ti permetta di comprendere a fondo l'inconsistenza del giudizio. L'altra persona sei tu in uno specchio.
Un percorso che ti permetta di cogliere l'illusione della separazione. Siamo tutti Una azienda, Una famiglia, Una comunità... Una umanità.
Un percorso che renda evidenti gli effetti collaterali dell'ego. Non siamo "l'immagine che ci creiamo" di noi stessi, da difendere a tutti i costi e in ogni circostanza.
Un percorso che ci permetta di vedere (forse per la prima volta) Chi siamo veramente. Chi possiamo essere, se ci sconnettiamo dall'ipnosi della cultura dominante. Se ci ricordiamo ciò che è già dentro di noi, ma che sin dall'infanzia ci hanno costretto a sotterrare sotto migliaia di maschere da indossare in ogni occasione.
Siamo "unici e Uno" allo stesso tempo. E anche se dobbiamo sudare per disseppellire questa verità che abbiamo dimenticato, un po' di fatica è nulla rispetto al tesoro che abbiamo a nostra disposizione.
Iscriviti a:
Post (Atom)