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venerdì 27 luglio 2012

LA GARA DELLA VITA: OLIMPIADI 2012

Arrivano da ogni angolo del mondo.
Anche dove c’è miseria, guerra, e oltraggio ai diritti umani. E spesso sono proprio loro i più forti.

Hanno sognato fin da piccoli quella gara. Hanno sognato più di tutti quella medaglia.
Hanno immaginato di salire quei gradini del podio mille e mille volte nella loro testa.

Hanno forse pensato ad un riscatto da quella vita ingiusta. Continuando a sperare che un giorno fossero ripagati gli anni di sudore, fatica, sacrifici e duri allenamenti, a volte con attrezzature improvvisate, poco sicure e non idonee.

Cosa spinge queste persone?
Cosa li porta a ripetere migliaia di volte un gesto atletico, cercando l’inarrivabile perfezione, e raggiungere i limiti del dolore e della fatica fisica e mentale?

Non è un mistero. Siamo stati programmati biologicamente per questo...

Per noi esseri umani, unica specie animale “non specializzata”, la natura ha fatto sì che la “sfida dei nostri limiti" divenisse una fonte di piacere.

Il desiderio di sviluppare nuove capacità deriva da un'esigenza di salvaguardia della specie. Non è quindi un caso che ancora oggi la vita premi queste persone.

Non ci sono quindi più dubbi: la più profonda spinta motivazionale nasce da stimoli interni. La gratificazione basata sull'autoefficacia è quanto di più appagante esista per un essere umano.
Anche i neonati godono visibilmente quando al movimento della loro mano corrisponde il suono dei campanelli sulla culla: hanno per la prima volta generato un effetto sul mondo.


Che apprendimento per le organizzazioni?
Semplice: oltre alla più immediata delle gratificazioni, e cioè il riconoscimento esplicito di un buon lavoro in tempo reale (nello sport: l’abbraccio dopo un punto realizzato), c’è la creazione delle condizioni per realizzare quel punto. Quindi fornire alle persone i mezzi per fare la differenza, per giocare la propria gara e dimostrare di poterla vincere.

Ovvio, non tutti se la giocheranno. C’è anche chi starà a guardare (e di solito adora criticare) e c’è chi si aspetterà di “vincere facile”.
Non fa niente. La maggior parte risponderà ai principi biologici di salvaguardia ed evoluzione della specie. Ci saranno sempre “atleti” che continueranno a sudare, a fare sacrifici, a giocare, ad allenarsi, spesso senza gli attrezzi più idonei.

Questi sono i veri campioni. Questo sono coloro che stanno costruendo il proprio futuro. Sono coloro a cui quando sarà fornita l’occasione della gara della vita... porteranno in patria la medaglia. E che piangeranno per diverse notti, ripensando a quanto è costata, felici di essere stati tra coloro che per anni hanno continuato a crederci, nonostante tutte le avversità e i momenti difficili incontrati sulla strada.

 

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